Consumiamo letti di foglie finchè non diventano secche, brindiamo nella steppa con il vento agghirlandati da foulard rossi, decimiamoci di notizie inutili.
Lunghe ed acquose pennellate dis(d)egnano poveri cristi depauperati al sole, c'è dell'agonismo nella crisi, anche nei luoghi di fede...ognuno abbandona il proprio diario dettato dai pettirossi, il picchio è infatti più metodico.
Le auto che passeggiano lontano sembrano accarezzarci gli occhi stanchi coll'aria fresca, porterò ben inumidite le mie lenti a contatto a lezioni di balistica per spararmi meglio oltre gli obiettivi. Cerchiamo il piano giusto di un palazzo in costruzione ancora scheletrito (morto prima di nascere) per osservare il mondo dalla periferia, sediamoci ad incantarci col fumo passivo e a macerarci con quello attivo.
Lasciamoci andare. Addormentiamoci di nuovo, nostalgici, nella secca di una diga.
Ho controllato fra le intercapedini, e non importa se le mie parole non esplodono fra le righe.
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