giovedì 24 dicembre 2009

L’interruttore natalizio

Ogni volta che tocchi quel tasto
Uno solo, non come me che ne tocco troppi
tipo adesso
che ti fa diventare donna, o bambina a seconda

uno switch

non so mai cosa fare

come un adolescente
di fronte alla prima volta di tutte le cose
solo stare seduto..a riprenderti

giovedì 17 dicembre 2009

Un clima forense rispettoso della crusca e delle fibre

Caro sacripante..il suo funerale è costato meno del previsto.
Nessuno sospetta che è a Pechino a spassarsela con il suo frullato di verdure.

Ho riconosciuto la sua partenza:
l'ho sentita sibilare in un tremito lungo la cappa del camino

martedì 8 dicembre 2009

Le gioie gitane degli urbanisti e della mezza impresa

Voglio essere più forte del secolo
più forte di questo controllo che manca, per forza
sulle persone che amo
privo di ubiquità
di quello che succede a mio discapito
mentre sto rigido
altrove, e solo
e forgiarmi con il sale
e col ghiaccio del sole

e quando finalmente immagino che dormi, saranno almeno le 2,
mi lascio andare anch'io

venerdì 4 dicembre 2009

La collaborazione impazzita delle parole

Guardarti dentro la testa da molto vicino..e sentirmi a casa.
Questo lavoro..mi sta facendo impazzire.
Il problema ai Semafori musicali, dove dò anche una cera speciale per clavicembali e ho fatto portare da un’amico di ritorno da Mosca un portentoso olio per xilofoni so ‘sti piano-forti tutti scordati che appena li tocchi s’inalberano subito e ritornano ad esser tronchi. Pensavo usassi solo il lucidalabbra di Cavalli, quando invece ti ho ritrovato a vender cosmetici per cani(e a me ne serviva proprio uno da volpino). Ti sta bene anche quello cmq. Se do la cera e poi la tolgo, alla fine divento cintura nera.

venerdì 20 novembre 2009

L'aldilà incensurato

Tu non sai
quanto ancora fa male
scrivere una G un pò schiacciata
come la facevi tu
o una P lunga come un dito
o la posizione delle mani sul volante
e l'unghia che batte il tempo sul cruscotto

e cercare di non farlo

domenica 15 novembre 2009

Tu mi rimpiangerai...bella senz'ominiii

Un post nuovo dove stare: ‘a bella senz'omini ho letto da qualche parte che dovrei parlare di quello che non mi viene in mente di scrivere: forse era lo stesso vecchio zotico che ho adorato nella mia seconda adolescenza che scrisse il racconto breve "Tutti grandi scrittori". Dove infilare espressioni come "aderire alla causa originale in una discesa lenta e profonda e il metro del sesso" se una gruccia curvilinea come una lacrima appendiabiti è rimasta qua (forse dimenticata da Tito e Tarantula) e mentre ripenso che è tua eccolo il cruccio dei giorni che scivolano sotto invece come un tapis roulant a furia di ascoltare brani tristi tutto diventa noioso, persino il male. Ti piacevo finch'è è arrivato il quotidiano, adesso non ridi più quando ci impegnamo a fare spesa all'ultimo minuto coll'emozione di non farcela Riesco a vedere cos'hai mangiato stasera quando vuoti il sacco di labiali un tuo intervento strozza i miei programmi adesso dimmelo chiaro, troia il poeta non può stare male? faccio cosi' schifo quand'è cosi'? il poeta è squallido il poeta diventa ridicolo far vibrare i caratteri come scapole nude le mie mani su braccia snelle dall'impugnatura ergonomica a spazzare via tutti i tuoi dubbi in una scossa fisica e dichiarare il mio malessere per essere di nuovo uomo andare in fondo al dolore è necessario capisci quelle tue foto, in terrazzo che mi mostrasti era li' che dovevo decidere se mi piacevi e da quel momento è stato cosi'

giovedì 22 ottobre 2009

Un’altra donna

Ossequio sulla sabbia
lei
ventriloqua
mi guarda
....
e le rispondo cosi’:

cerco dolori da tutte le parti
in cento corpi
slancio inefficace della mia postura
pelle che non è ancora corteccia
secolare, intimo cavo
che non ho

cosi’ posso affrontarti ancora
senza amarti troppo

senza fermarmi

domenica 4 ottobre 2009

I geroglifici che presagivano Kafka

Un boato in cielo
fisso. ad occhi chiusi
il sole che scalda le vene
un desiderio ferale di crudeltà

gli animali,se fiducia spalancata vuol dire qualcosa
che ti guardano
con riconoscenza
non appena socchiudi le imposte d'iride
e ti ripagano di tutto

il dolore, che si lava

sulla carta

non qui

mercoledì 26 agosto 2009

L'e-motivo a caccia del "DA"

Dammi i tuoi piedi nudi, ho perso i gradini del mondo senza un plantare
è una necessità da usare come un cavallino a dondolo
sai che non posso permettermi di essere debole
quando sei forte sei amato e l’ironia è che a quel punto non sai che fartene
Chi possiede un auto con guida a sinistra
farebbe bene a non scaccolarsi con la mano destra
chi hai dietro potrebbe pensare che non tieni il braccio beatamente fuori per il caldo

sabato 8 agosto 2009

domenica 2 agosto 2009

I conti in sospeso

I conti in sospeso
sono come aquile in volo
che ragliano come somari

non avere più il controllo
della tua risata
cosciente quando ti sciogli
e sono li’, che premo

sabato 1 agosto 2009

Rendila concreta, la paura di morire

Non voglio provocarti. Anche tu, hai un nome che non dice niente, anonimo. Un burocratico stridio quando ti nominano in mia presenza. Nulla di preciso, sia chiaro. Ci sono giorni che mi servi per mettere in fila le parole, e allora li’ ti sono grato, pensando che tu magari sali mentre immaginavo scendessi – IO scendo. La cantina allagata di luoghi comuni, di poesie per affogare i topi. Straccetti da Outlet. Una sofferenza che non m’incanta. Non conta, e non canta. Quanto più profondo è l’odio che ho dentro per me stesso, tanto immensa sarà la luce. Sipario, RIP.

lunedì 27 luglio 2009

I radiologi dell'Animus: emeriti stoccafissi in paiette

Ti accontenti, quasi di tutto. E' questo il tuo stare bene attuale? il tuo compromesso. Non riesco ad accettarlo. Il motivo per cui abbracci la fede è per darti tempo (o cosi' pare). La mia impazienza inizia quando ti leggo. Le tue storie parlano di me, di come mi sento. Indirettamente, in quello spazio dimenticato. E m'immobilizzo io. Sono proprio un idiota. Vai avanti tu, và.

martedì 21 luglio 2009

L’arcata dentale inferiore: uno strano campo da minigolf

Seguivo l’andamento dei file di Emule manco si trattasse delle corse dei cavalli mentre pettinavi col rimmel le ciglia del tuo tappeto volante. I punti neri sorridevano sulle tue carni invitando le dita a piroettarcisi intorno come ad un giro di boa. Trovare il solletico quella volta fu facile facile. Succede solo alla SNAI, dopo la chiusura. Improvvisamente mi ricordo qual è stata l’ultima volta che mi hai visto ridere: sulla sedia del dentista, coi ferri che mi divaricavano oscenamente la bocca, smisi improvvisamente di mugugnare le mie perle di saggezza quando decidesti di farla finita attrezzandomi con biro e taccuino. I foglietti partivano uno alla volta a intervalli regolari, e vi si potevano chiaramente leggere commenti alla delicata operazione che stavo subendo: ”bene cosi’” ”questo gorgoglio ricorda le creature di Giger” “dio ladro”. Giger il maiuscolo.

sabato 4 luglio 2009

Parentesi e dinamite: pesantemente niente, leggermente tutto

Dopo il soffio di Lilith ho provato ad andare in fondo alla sofferenza: se hai qualcuno che ti accompagna non funziona. La finzione del trapasso dei consigli: posso sentire il loro sostegno di stagno mentre abbraccio gli alberi. E t’introduco sottile, non sapendo più nulla di te, parlando a sproposito, inventando un concime per i miei affanni. le labbra a cui mi aggrappo non sono sufficienti, nemmeno le teiere cosi’ ospitali di muse/i che mi salutano lievitando su centrini ikea e io faccio finta di non vedere. E sono cosi’ spavaldo come il mio cazzo e cosi’ triste dentro che le lacrime mi impediscono di vedere le fronti corrugate che mi confermano come mi dovrei sentire; il dolore è cosi’ acuto e mi innaffia lo stomaco che non m’interessa né sento quello che mi consiglia la loro preoccupazione cosi’ tramviera. Voglio solo dei figli in fondo al mare da abbracciare nella danza della gravità delle acque profonde. Rallento e ammutolisco ad uno stop gli scatti del passato perché non mi feriscano come ischemie: un passato che mi ha mentito, un presente che mi scola lento addosso come un vulcano. Gli insaccati ossigenati sono a breve conservazione.

giovedì 2 luglio 2009

Senza pensarci più di tanto al male subito (e l'inflazione crolla)

E' il mio modo questo, come direbbe un furetto coll'occhiale oblungo da aviatore in attesa dell'alba sulla portaerei. Le penne appartengono al secolo scorso, le anatre si sono estinte a furia di voli pindarici in fondo alle nubi.Ho limato, a tal proposito, le unghie per incontrarsi sulla tastiera quando "rivitalizzare" era il tuo verbo preferito (ma non hai mai avuto la forza di farlo), e per chiedermi il motivo di tanto sonno, Non conosco altri sistemi, sembra quasi che qualcuno abbia forzato le restanti forme di comunicazione a gettarmi nello sconforto e nell'imbarazzo, è una disciplina che non so chi diavolo abbia deciso per me, in realtà un uomo ha deciso dentro, ma non so chi. Avere la sicurezza di queste parole è fondamentale. Per quando verrò da te a dirti che hai delle belle gambe con voce profonda, e lo farò guardandoti le tette. . Per quando mi ritroverò solo (ovviamente). E dovrei punire tutte le compagnie acerbe tagliandole con le cesoie. Pensare che dicono che la brufologia dell'aggregazione mi farebbe sentire libero, con le sue cioccolate che si appendono sul filo interdentale (un pò come Harrison Ford con cappello e frusta che stende i panni al sole, da brava massaia), da un'orecchia all'altra. Cazzate. Fra un'ora sarò più vecchio di un'ora.

mercoledì 20 maggio 2009

"Co-starring Tomato": storia di un pomodoro che grazie ad un polmone d’acciaio non è riuscito a vivere appieno la sua vita

Me l’ha detto il corpo, che è ora di alzarsi. Me l’ha detto il corpo, che è ora di alzarsi. Anteponendomi alle caviglie in movimento (un modo come un altro per spiegare lo squisito modo di dire "ho fatto cianchetta") della regione limbico-arcaica (cerebro-prigione dell’emotività) voglio scrivere un nuovo capitolo sulla neocorteccia e chiamarlo Passione. Come intitolarsi una strada, pulendola dai vecchi cromosomi. Mi comporto come un martire quando mi spoglio, e guardo il cielo. Lo sportello del cittadino ha una maniglia ergonomica adatta a tutti.

venerdì 17 aprile 2009

Delitto alla tintoria Puccetti

Nessuna situazione è definitiva, almeno non ci si annoia. In ufficio abbiamo collaudato il misuratore di depressione: quasi diventi un tamagotchi per rilassare il clma post-terremoto….c’è sempre qualcuno a dirci come stiamo o ci sentiamo. Se me ne sto svaccato senza fare nulla qualcuno mi fa”si vede che sei depresso”; similarmente, agli antipodi, quando i miei occhi strabuzzano fervore immaginativo mi fa”questi sono i classici sintomi che anticipano il crollo più totale”. Grazie. Piuttosto..accompagnami a Montecagnara a far baruffa..è un posto specializzato in risse da stadio In piccoli abitacoli. Fra i vademecum per il futuro è entrata ”devi essere sincero quando spari le cazzate, e devi buttarla in cazzata quando sei sincero”. Grazie ancora. Non faccio altro che pensare, assonnato sulle cartoline da spedire prima di partire a quei pomodorini viaggiatori di sicilia insabbiati dal vento d’Africa… e ad un sistema di aspettative che regola gli eventi personali nel loro manifestarsi in maniera opposta a come li si era immaginati…: ho una garanzia perché in qualche modo so di poter controllare la mia vita. Ogni volta che pulisco, c’è qualcuno che sporca meglio. Stasera le prove: siamo un gruppo di denuncia, sostanzialmente..da denuncia.

domenica 29 marzo 2009

La mania del protossido d’azoto

Ci sono spessori inscatolati vivi, impossibili da aprire, come comunicazioni zeppe di parole ma con nessun sorriso. La coda di certi respiri, dopo certe parole, non ha niente in comune con me. Ma tu...vivi..o vivacchi? E me ne vado. Non chiamarmi, tanto trovi chiuso. La verità è che rischiamo di essere come gli altri, se non chè..è li’ che ti alzi. Potente, non pedante con te stesso. Scopro che la solitudine è solo un posto da riempire di me. Sbattuto da una riva all'altra, spiaggiato con il cruccio di un'iguana marina. Quando non c’è più niente da fare, quando mancano gli appigli e vedi le vetrate degli affetti sempre più lisce, quando mandi affanculo la tua pidocchiosa memoria. La prova concreta non è nella sopravvivenza, né stordire di tranquillanti i ricordi comodi, gli istanti persi che adesso impieghi a cercare di segregare fuori dal campo visivo certe persone,e certe risate cosi’ odiose/dolorose. Quando comunichi con la lista della spesa manco fosse qualcosa di sacro, o vi fossero scarabocchiate le tue ultime parole, senza un disegno, solo un vuoto, livido gonfiore. Per quanto non sai…rischi sempre di sentirti non upgradato . Cos’è la profondità? Ultimamente, eppure, ti sei sfogato, appioppandone la presunta mancanza a questa meravigliosa ninfa degli inferi. Succede sempre quando smettiamo di occuparci di noi, e un gioioso(?) limbo prende le nostre sembianze interne, pochi istanti prima della critica spuria. Ho anche deciso di non sforzarmi più di essere divertente. Questo cuore che va avanti…

lunedì 9 marzo 2009

Non il futurismo, solo un ratto all’etimo

A forza di approfondire, tocco di nuovo la superficie..certi larghi periodi in cui si bruca come capre non li sopporto,e dove si dovrebbe mangiare, ridere e scopare semplicemente si surgela l’inappetenza seduti ciondoloni su di un frigo per gelati, finchè riesco a disperarmi ed esco a caccia di benzina nel mio cervello; è il solito naif che ci condanna all’incomunicabilità, che mi impedisce di cercerti ancora per chiederti solamente che fai, che mi vede solo davanti ad un foglio di stile, davanti a caratteri bruni e tremiti e sussulti (refresh troppo basso?) e tu che non mi rovesci notizie sulla tua improduttività presunta nelle tube di falloppio, è terra che si capovolge fra i violini che sognano la tua maternità, e i cd che salltano non equiparano la tua voglia di avere l’ultima parola, e le cene in certi bistrot/ristorantini sgangherati in cui non andremo mai più tantomeno con altre persone, cosi’ come un posto in cui ci siamo detti che ci amavamo cento volte ed ho paura di rivedere e faccio finta di non conoscere quando ci passo vicino. Fortuna che è nascosto e che capita di rado. Ho appena organizzato un amore per due persone a cui voglio bene, sono rimasto anche da solo alla fine ma mi ha reso felice. Le mie mani si sollazzavano con la pasta alle noci come certi silenzi nei film di tarkowski, uno stalker nella nebbia di Rovigo. E tengo alla larga le emozioni di corpi nuovi come infezioni, mentre gli altri mi lasciano triste come un cornetto vuoto, ti uso come scusa per non vivere come vorrei.

sabato 7 febbraio 2009

Ode al Menestrello

Il momento della colazione notturna è importante, quando tante anime dormono con le briglie sciolte e ci si riconosce. E ci si ospita fra motivi senz'acqua ma con le bollicine giuste. La TUA canzone. Insistevi per chiamare un pulcino "becchino", ma era assurdo pretendere che si prendesse cura dei defunti in questa prima , spensierata fase della sua vita. Chiamavi belle le acconciature degli alberi vicino alla brughiera, la malinconia del freddo dava assuefazione a non riguardarsi troppo, dimentico della tua sagoma quando agitavi le mani sulle corde del piacere. Me lo ricordo bene...indossavi la tua mente sul corpo girovagando nei piovosi pomeriggi domenicali dopo sbronze annientatrici, i pensieri si staccavano dalla pelle cercando ospiti più degni, ciò nonostante il tuo sorriso non smetteva di canzonarti, ritrovandoci amici nei suoni disponibili della radio, e la vita ricominciava.

venerdì 6 febbraio 2009

Dicotomie portate sole in trionfo

Le dipendenze sono droghe fatte in casa. Fuori, gli acquirenti non mancano. Scambi che avvengono nei rioni degli impulsi a reagire, ove barattiamo libertà e ci vengono restituite pile ammonticchiate di quotidiani dal rivestimento irritante di polverine temporali. Da analizzare, si, ma toglietemi i Postalmarket dagli occhi. E' inutile guardare il lavoro degli altri e trarre conclusioni sul nostro operato, una crociata solitaria a volte può stringere mille persone. Sento le forze del passato, anche negative concentrarsi, salsa di un istante, negli avambracci sino a renderli più caldi e sinuosamente avvezzi alla ricerca. La presunzione sul futuro rivela ingenuità che la vita non perdona. Echi di idee sembrano ultime e scintillanti, ma secondo i geni della razionalità sono lucciole stese al sole a caccia di doppi sensi. Cosi', per rendere i miei incontri senza di te più interessanti. Capita ancora di relazionarmi a te, lancio certi nomignoli nel vuoto e reagisco con una smorfia come facevi tu. Poi, c'era quando ridevi.

quando il nome non c'è

Senti come urla il mare entrando dall'uscita di servizio in un inferno di scommesse un colosseo nella trachea Declinato a fingere ...