domenica 21 marzo 2010

IL calcolatore di poesie

Su mani segnate da certe ferite, ricucitesi come potevano
c’è tutta la mia disperazione epidermica
lo zoccolo rustico di un camino
rozzo e statico vecchio
a sistemar brace imbolsita e vesciche buone per metafore

L'abbandono è di me stesso
e te ne faccio carico

E riesco a ridere con te come se questi anni vuoti di noi non ci fossero stati
ma niente di confidenziale, tale da tradire i patti (dei miei fallimenti)
Nervroticamente, l'impazienza di parlarti si risolve nel silenzio
E nel compito di trattenere le lacrime
c’è tutta la mia disperazione epidermica

Ma
stai al gioco, ancora per un pò
se mi dai quel pennino
ti aiuterò a scrivere qualcosa sulla tua fragranza
abbandoniamoci come foglie
in gravità oscillante
ti prenderò il bacino senza peso
un contatto per ricordarti Casa
finchè di colpo finisce

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